L’appuntamento è per novembre: passati 120 giorni dall’entrata di vigore del decreto Monti sulla spending review, nascerà una nuova commissione di vigilanza – l’Ivarp – sulle ceneri di Covip e Isvap, che vigilano attualmente rispettivamente sui fondi pensione e sulle assicurazioni. Ivarp sarà un’authority di vigilanza soggetta ad un’altra authority di vigilanza, la Banca d’Italia. Il presidente di Ivarp, secondo quanto previsto dal decreto varato dal Governo sulla spending review, sarà il direttore generale della Banca d’Italia, attualmente Fabrizio Saccomanni (bruciato sul fil di lana da Ignazio Visco alla carica di Governatore nel novembre scorso). Banca d’Italia, in vista di una vigilanza bancaria europea che le toglierà alcune competenze fondamentali, si occuperà quindi di vigilare in futuro su assicurazioni e previdenza complementare.
Ragioni e conseguenze
Il perché di questa scelta? Le ragioni sono per certi versi semplice: la soppressione dell’Isvap era praticamente scontata dopo la vicenda Fonsai, che ha visto l’istituto di vigilanza quantomeno “poco attento” sulle mosse della famiglia Ligresti. Per evitare però l’impressione di un provvedimento ad hoc contro un’authority poco scrupolosa (ed evitare di trascinare nella polemica i ministeri cui questa Authority riferisce), in questi ultimi mesi si è fatta largo l’idea di coinvolgere nell’operazione anche un altro soggetto come la Covip; anche se la commissione di vigilanza, a differenza dell’Isvap, non ha preso “buchi” dal mercato. Anzi, negli anni ha dato prova di spingere l’industra al servizio degli aderenti, imponendo un calo drastico dei costi dei Pip, tra la vecchia e la nuova versione post-2007, e mantenendo alta la guardia evitando eccessivi problemi anche nelle fasi più acute della crisi finanziaria.
Chi vince e chi perde?
I numeri dicono che in Isvap lavorano 300 persone, mentre in Covip 55: in pratica, più che una fusione si tratterebbe di un’annessione. Anche se da un punto di vista qualitativo la nascita dell’Ivarp pare premiare per la sua nuova fisionomia la commissione più piccola: a guidarla, infatti, c’è da tre anni Antonio Finocchiaro, che prima di ricoprire questo incarico era vicedirettore generale proprio della Banca d’Italia. Un modello che, alla prova dei fatti, si è rivelato più efficiente e che diventa il modello per l’assetto futuro di Ivarp. Queste le premesse. Ai fatti ci penserà il segretario generale del nuovo istituto, cui spetta il compito di mettere insieme le due strutture: ridefinendo le mansioni degli uffici. Sarà anche l’occasione di verificare gli effettivi carichi di lavoro: con il decreto Isvap perderà entro due anni la vigilanza sugli intermediari assicurativi e riassicurativi, che passeranno sotto un nuovo organismo di controllo.
@RIPRODUZIONE RISERVATA