Certi errori, se si ripetono, devono essere sottolineati con maggior forza. Anche se la responsabilità non è direttamente di chi li commette quanto ma a un insieme di regole ispirate a criteri di trasparenza. Per questo la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, nella Relazione annuale 2011, è tornata sul tema della duration di portafoglio dei titoli obbligazionari in cui investono le forme previdenziali. Soggetti che puntano al lungo termine, ma che tengono nel loro patrimonio titoli di debito dalla duration di soli 3,7 anni. Troppo poco, per costruire pensioni di scorta. Perchè questa "miopia"? Semplice: ogni giorno le forme previdenziali devono dare un valore a tutto ciò che hanno in portafoglio. È il criterio di contabilizzazione mark-to-market, che fotografa in tempo reale gli asset in portafoglio, in modo trasparente. Impiccando la gestione al valore quotidiano dei titoli, che impedisce scelte lungimiranti: titoli a cinque o dieci anni oscillano sul mercato più di quelli a breve, esponendo i loro sottoscrittori a perdite potenziali. Indigeste per chi guarda i rendimenti periodicamente; basti pensare al 2011, caratterizzato dalla forte volatilità sui BTp, in particolare. Già l’anno scorso il presidente della Covip Antonio Finocchiaro aveva lanciato l’allarme.
E ancor più esplicito è stato quest’anno: «Il timore di perdite contabili – si legge a pagina 119 – in relazione alla quota di risorse investita in titoli di debito può indurre i fondi ad attestarsi su scadenze più brevi di quelle che sarebbero coerenti con l’orizzonte di investimento del singolo comparto». La soluzione? A pagina 79: «La circostanza ha reso di maggiore attualità il dibattito, già da qualche tempo avviato tra gli operatori, circa l’opportunità che, per taluni strumenti, possa essere impiegato il criterio del costo storico. Sul punto la Covip ha espresso il proprio favore per una eventuale modifica legislativa dei criteri contabili dei fondi pensione con particolare riguardo all’introduzione di una deroga al criterio del mark-to-market per attività che sono destinate a permanere stabilmente nel patrimonio del fondo».
Deroga concessa a banche e assicurazioni, sulla scorta della crisi del 2008. E che per i fondi pensione si potrebbe tradurre in un investimento migliore nel sistema Italia: i 31,5 miliardi di euro in titoli della Repubblica italiana in portafoglio al 31/12 scorso, potrebbero essere impiegati in BTp dalle scadenze più lunghe. Dando respiro così proprio all’emittente, in un momento delicato per la tenuta del debito nazionale. E chi può modificare i criteri contabili? Il Ministero del Tesoro, ossia lo stesso soggetto emittente i nostri titoli di debito. Un appello per Mario Monti, da non lasciare ulteriormente inascoltato.
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