Due o tre cose che so della vigilanza sui fondi pensione

Tra le varie misure inserite nell’agenda del Governo tecnico, la riforma delle Authority di vigilanza ci è entrata solo di recente. Su sollecitazione della cronaca: la crisi del gruppo Ligresti ha messo in luce lo scarso attivismo dell’Isvap in questi ultimi anni. Per evitare che la riforma apparisse direttamente motivata a queste vicende, è stata lanciata l’idea di allargarne i confini anche alla Covip. La Commissione di vigilanza sui fondi pensione potrebbe venire assorbita alla Banca d’Italia, insieme all’autorità di vigilanza sulle assicurazioni, guidata da Giancarlo Giannini. A Covip è stata di recente attribuita anche la vigilanza sulla gestione finanziaria delle Casse privatizzate di primo pilastro. Anche in questo caso, le cronache, prima giornalistiche e poi giudiziarie, hanno giocano un ruolo, vista la curiosa esposizione degli enti previdenziali dei professionisti a titoli strutturati, opachi, costosi e spesso poco efficienti, emersi dopo il crack Lehman. Sarà curioso vedere come Covip riporterà al Welfare sull’operato delle Casse che hanno nei cda e nei collegi sindacali membri designati da quello e da altri ministeri. In vista del nuovo incarico, tra l’altro, nessun rinforzo è finora arrivato in Covip, la più snella delle Authority con 65 addetti su una pianta organica di 80.
La riforma delle Authority è disegnata in un recente volume di Giulio Napolitano, docente di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Roma Tre e Andrea Zoppini, che insegna Istituzioni di diritto privato nell’Università di Roma Tre, nonchè sottosegretario alla Giustizia recentemente dimessosi. Non solo per quest’ultimo fattore ma anche e soprattutto per la mancanza di spazio nell’agenda di questo esecutivo, la riforma potrebbe arenarsi. Il diretto interessato, ossia il presidente della Covip Antonio Finocchiaro, tra l’altro ex membro del direttorio di Bankitalia, alza le spalle. Nella sua relazione annuale ha sparigliato i giochi rilanciando: se una riforma va fatta allora perchè non attribuire alla Covip anche i fondi sanitari, per un’Authority dedicata al Welfare integrativo? Il decreto Sacconi di due anni fa ha ridotto a un registro (non pubblico) il controllo sulla loro gestione. Nessuno però li vigila veramente. I più grossi sono sani ma c’è un mondo che sfugge a ogni controllo e hanno passività rilevanti, rispetto alla contribuzione degli iscritti. Un rosso che, soprattutto nel caso di alcuni fondi aziendali, nessuno ha più voglia di ripianare.

di Gordon Gekko

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