Con il 2011 sono state gettate all’ortiche due frasi fatte: «anch’io prenderò una buona pensione», pronunciata a fior di labbra da chi saluta i propri colleghi l’ultimo giorno di lavoro. E: «noi la pensione non riusciremo a prenderla», gridata dai molti giovani che cercano di uscire dal pantano della precarietà, sconcertati da come le difficoltà del bilancio pubblico si ripercuota su di loro. Se l’attuale dibattito sulle pensione e la recente manovra di Natale del Governo Monti ha chiarito abbastanza diffusamente quanto fosse da mettere in naftalina la prima opinione, è altrettanto corretto allontanare anche l’idea opposta. Dunque vediamo quali sono i passi da fare per arrivare alle pensione; tenendo conto che un po’ di manutenzione periodica sulla propria pensione è necessaria, visto che la rendita non cade dal cielo ma si tratta di un processo da (ri)costruire passo dopo passo.
Il primo consiste nella raccolta dei contributi: è necessario chiedere al proprio ente previdenziale una verifica della correttezza del flusso contributivo; capita, infatti, che per disguidi o errori vari alcune mensilità restino scoperte. Accorgersi a trent’anni di distanza di un mancato versamento al proprio ente previdenziale, potrebbe risultare troppo tardi. Inoltre è particolarmente utile totalizzare o ricongiungere i contributi affluiti presso differenti enti previdenziali, in modo da costruire un percorso contributivo quanto più possibile uniforme e lineare. Il secondo passo è ottenere una stima di quanto si andrà a percepire come assegno pensionistico. Il tema è di scottante attualità: la Ministro del Welfare Elsa Fornero ha deciso di introdurre nella manovra iniziative di educazione previdenziale che prevedono anche la diffusione di informazioni relative all’ammontare della pensione che sarà percepita dai lavoratori, la cosiddetta «busta arancione». In attesa delle comunicazione ufficiali (le prime partiranno già nei prossimi mesi), è possibile già oggi avere una stima dai molti motori di calcolo presenti su Internet.
Sul sito del Sole 24 Ore, in particolare, è possibile utilizzare il motore di calcolo messo a punto da Epheso, che ha riveduto e aggiornato i criteri di calcolo della pensione in base alla recente manovra di Natale http://24o.it/pensionometro. Si tratta di una stima, che proietta l’impatto nel lungo termine di una serie di variabili. producendo quindi effetti che nel tempo possono anche variare in modo sensibile (così come accadrà, d’altronde, per le informazioni "ufficiali" che saranno diffuse dagli enti previdenziali). Nonostante questa approssimazione, tuttavia, è fondamentale sapere se la mia pensione futura corrisponderà al 40 o al 60 o all’80% del mio ultimo stipendio: il mio stile di vita futuro varierebbe molto.
E per compensare eccessivi squilibri, è possibile compiere un terzo passo: risparmiare in modo adeguato per ottenere una "pensione di scorta". Se è vero che agli italiani piace il fai-da-te, è pur vero che in tutto il mondo industrializzato i fondi pensione sono gli strumenti principi per rispondere a questa esigenza; non a caso la legislazione mette a disposizione degli aderenti importanti incentivi fiscali (e lo stesso decreto Salva-Italia li ha esclusi dal bollo applicato agli strumenti finanziari). Il quarto e ultimo passo riguarda la scelta di quale fondo pensione utilizzare (di categoria, aperto o Pip), quanto destinare al fondo pensione (solo il Tfr o anche un contributo datoriale e volontario? E quanto?), quale comparto di investimento scegliere almeno all’inizio (è possibile adeguare periodicamente la scelta in base al proprio "ciclo di vita"), calcolando per ciascuna di queste scelte anche il vantaggio fiscale.
Un percorso da sottoporre a verifica periodica, per limare imprecisioni ed errori. Ma soprattutto da intraprendere il prima possibile: rimandare può costare molto caro per la qualità della vita da avremo da anziani. D’altronde, come diceva Lao Tsu: «Se un albero impiega vent'anni a crescere, affrettati a piantarlo».
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