Ministro Sacconi, lanciamo la “Settimana della previdenza”

Egregio Ministro del Welfare Maurizio Sacconi,

questo blog intende farsi interprete di un sentire comune che sta crescendo nel mondo dei fondi pensione e degli enti previdenziali italiani. L’invito a istituire una “Settimana della previdenza”, durante la quale gli attori del sistema si impegnino ad aiutare la platea dei lavoratori a compiere le scelte più coerenti per i proprio obiettivi futuri. Una settimana in cui concentrare l’attenzione su una materia solitamente diluita nel corso dell’intero anno, in modo da raggiungere una pluralità di obiettivi utili a più parte: fornire ai singoli una “consulenza” quanto più qualificata possibile (preparando allo scopo i soggetti preposti), offrire agli stessi fondi pensione e ai consulenti professionali un’occasione di protagonismo e di competizione per misurarsi sul mercato, dotare tutti gli addetti ai lavori delle ultime indicazioni in materia normativa e fiscale. In definitiva dare al sistema un’occasione per sottrarre il tema all’emotività individuale e/o collettiva, per trasformare l’appuntamento in una serena e approfondita occasione di fare chiarezza sul futuro di ciascuno di noi. Cosa non da poco, vista l’estrema incertezza che contraddistingue il nostro presente (soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani), stretti tra le angosce di una crisi prima finanziaria e poi economica che non si può certo dire conclusa e la difficoltà di impostare una strategia per il paese che le consenta di programmare i destini collettivi non per le prossime settimane, ma per i prossimi decenni. Di fronte ai recenti cambiamenti in materia pensionistica, tra i lavoratori è forte, infatti, l'esigenza di capire cosa fare: come raggiungere cioè una pensione dignitosa grazie a scelte che non risultino avventate. Una “Settimana della previdenza” andrebbe a integrare le comunicazioni “ufficiali” degli enti di previdenza, la cosiddetta busta arancione prossima ventura; e potrebbe far emergere l’eventuale necessità per i lavoratori di dotarsi di uno strumento di previdenza complementare, a supporto della pensione pubblica o di primo pilastro. L’evento potrebbe quindi essere sostitutivo di un nuovo semestre di silenzio/assenso sulla destinazione del Tfr, più volte annunciato e mai decollato. Il tutto praticamente a costo zero per l’esecutivo: basterebbero gli spot a disposizione della Presidenza del Consiglio presso le reti Rai e l’attivismo del mondo della previdenza. Coordinato in modo autorevole da un soggetto in grado di unire le forze e le competenze di chi è già operativo nel settore: dalla commissione bicamerale, ai ministeri, alla Covip, al Mefop agli stessi enti pubblici e privati. Con l’ausilio dei media, ovviamente: d’altronde è nel dna del Sole 24 Ore fornire al suo pubblico un’informazione di servizio tempestiva, aggiornata e qualificata al suo pubblico. Il mondo della previdenza, d’altronde, non chiede né favori né penalizzazioni, ma è pronto a fare la sua parte per aiutare il lavoratore di oggi – come ricordano Banca d’Italia e Ocse nel loro recente convegno di Roma  – a controbilanciare il rischio povertà in età avanzata, indotto dall’aumento della vita media, con scelte opportune e tempestive. E’ vero: le imprese sono pressate dalla crisi e non si può chieder loro di rinunciare al Tfr dei dipendenti, soprattutto in piccole imprese; è altrettanto vero che la normativa necessita di qualche aggiustamento e che lo stesso Fisco non può rinunciare nel presente a entrate per incentivare pur corrette scelte di lungo termine. Ma gli italiani sono un popolo che riesce a dare il meglio di sé quando pressati dalle difficoltà. Anche in materia di pensioni, le scelte più giuste sono state prese nei momenti critici per il nostro paese. E’ successo nel ’93, con la riforma Amato, completata tre anni dopo dalla Dini. Può succedere anche oggi. E riforme significative sono già state introdotte di recente: dall’aggiornamento triennale dei coefficienti di trasformazione, all’innalzamento dell’età pensionistica in ragione della crescita della vita media. Si tratta di completare il quadro con scelte consequenziali. La previdenza, si sa, è un cantiere sempre aperto: soluzioni utili sono già a portata di mano.

Ci faccia sapere cosa ne pensa.

Cordialmente,

Marco lo Conte

@RIPRODUZIONE RISERVATA

  • Marco |

    Sono d’accordo che un intervento sulla previdenza complementare vada fatto, non sono però d’accordo con il concetto del facciamo qualcosa, perché, essendo le risorse attualmente scarse, occorre realizzare delle opere che diano frutto.Ad esempio non penso che un altro semestre di scelta porterebbe un miglioramento, anzi.
    Ritengo che i problemi siano più strutturali: l’assetto degli attuali fondi pensione spaventa i lavoratori, da una parte i fondi aperti sono in mano a banche ed assicurazioni che hanno costi elevati (sbandierati dai media in ogni occasione), dall’altra i fondi chiusi che, a parte qualche lodevole eccezione, seguono logiche che nulla hanno a che fare con la previdenza dei lavoratori del settore, ma soprattutto con la gestione di interessi corporativi delle associazioni imprenditoriali e sindacali. Fondi pensione che hanno poche migliaia di iscritti, con consigli di amministrazione autoreferenziali e sprovvisti di responsabilità (per volontà del legislatore) non possono essere certo efficienti ed economici perché non ci sono reali confronti con un mercato.
    Occorre quindi una adeguata informazione (tra cui la famosa busta arancione, di cui però non si sa ancora il contenuto concreto, mentre è prevista per legge dal 1995), altrimenti i lavoratori italiani non faranno nessuna scelta se non quella di cercare di mantenere sotto controllo, e quindi di non affidare a nessuno un mandato a lungo termine, le proprie disponibilità finanziarie.
    Il processo giusto sarebbe quello di fornire informazioni e una formazione previdenziale concrete agli italiani, ma per far questo occorre tempo, una settimana suona purtroppo più come uno spot pubblicitario che un valido strumenti.
    Temo però che ora non vi sia più tempo, occorrerebbe una scelta immediata, vincolante ma con una corrispondente correzione degli strumenti pensionistici in modo da affidarli a soggetti professionali che siano responsabilizzati nel raggiungimento degli obiettivi pensionistici.
    M.L.

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