Il sistema della previdenza complementare italiana ha retto all’urto della crisi finanziaria, ma sono necessarie misure urgenti per estendere le adesioni, perché le pensioni future offriranno tassi di sostituzione sempre più bassi ai futuri pensionati. E il supporto dei fondi pensione si rivelerà indispensabile. La Relazione 2008 della Covip (Scarica RelazioneAnnuale2008), la commissione di vigilanza sui fondi pensione guidata da Antonio Finocchiaro, ha confermato il calo limitato delle gestioni previdenziali: rispetto ai meno 40% di molti fondi pensione britannici o statunitensi, i negoziali italiani sono scesi del 6,3%, gli aperti del 14 e i Pip unit linked del 24,9 per cento. E grazie al rimbalzo delle Borse da marzo in poi, sono riusciti a recuperare terreno, nella sfida con la rivalutazione del Tfr. La Relazione annuale è stata l’occasione per fare il punto sulle nuove misure da introdurre nel sistema per estendere la copertura di secondo pilastro alle categorie finora escluse (giovani, donne, lavoratori delle aree meridionali e pubblico impiego, con l’eccezione della scuola). Secondo Finocchiaro, è necessario estendere il novero delle garanzie e delle tutele per gli aderenti, per conquistare la fiducia di nuovi iscritti che, altrimenti, si troverebbero soli a fronteggiare tassi di sostituzione (differenza tra pensione e ultimo stipendio), superiori al 50% per gli autonomi cinquantenni e vicini alla metà per i dipendenti trentenni. Alle misure identificate da Finocchiaro, si sono aggiunte quelle indicate dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenuto a chiusura dell’incontro (Scarica Intervento Ministro_Relazione Annuale COVIP 2009). Alcune misure erano già state indicate in precedenza, come la possibilità a determinate condizioni di revocare la destinazione del Tfr maturando ai fondi pensione o l’istituzione di un fondo di garanzia a favore delle imprese – soprattutto medie o piccole – private del flusso delle liquidazioni che i dipendenti intendono destinare ai fondi pensione. Oppure il lifecycle, ossia l’adeguamento automatico del portafoglio dell’aderente in base al suo ciclo di vita professionale, per dosare il rischio in base alle sue esigenze; per non parlare della riforma de decreto 703/96 che determina i criteri e i limiti di investimento. Inedita invece la proposta di Finocchiaro di ideare gestioni che grazie ad accantonamenti interni agli stessi fondi pensione «rendano possibile perequare i rendimenti delle diverse generazioni di iscritti». O quella che ipotizza il passaggio del regime fiscale da deducibile a detraibile, per avvantaggiare i meno abbienti. Finocchiaro ha inoltre ripreso il dibattito sulla partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali: utili – ha detto – da destinare almeno in parte alla previdenza complementare. Sacconi ha sottolineato l’importanza dell’accordo tra le fonti istitutive per dar vita a modifiche dell’assetto normativo. E proprio alle parti sociali Sacconi si è riferito per avviare una riflessione mirata a ridurre il numero dei fondi pensione: troppi, con troppe poche professionalità per una gestione adeguata. Una riduzione che prevede un costo in termini di «rappresentatività» delle fonti istitutive: «Valutino la possibilità di prevedere l’apertura dei fondi "chiusi" anche a categorie non riconducibili a quella di riferimento, con l’obiettivo di favorire l’adesione alla previdenza complementare dei lavoratori appartenenti a categorie contrattuali i cui fondi stentano a decollare». E ha ipotizzato il rilancio dell’operazione di smobilizzo del Tfr, per incrementare il tasso di adesione ai fondi pensione: «Si potrebbe pensare – ha detto – ad un secondo semestre di silenzio assenso, nel corso del primo semestre 2010, con possibilità di ripensamento anche per i lavoratori che non avevano aderito alla previdenza complementare nel 2007.
Il presidente Finocchiaro ha ricordato poi il ruolo decisivo di un’attenta vigilanza per tutelare la credibilità del sistema e ha annunciato una particolare attenzione a quei fondi pensione, soprattutto preesistenti, potenzialmente condizionati dalle società sponsor. Per Finocchiaro quella di ieri è stata la prima Relazione annuale da presidente della Covip, Authority cui è approdato a gennaio scorso dopo oltre 47 anni passati in Banca d’Italia.