Complice le molte urgenze che l’esecutivo ha dovuto affrontare al rientro delle vacanze estive, la decisione sul presidente della Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione) è passata in secondo piano. Il mandato in prorogatio di Luigi Scimìa è scaduto a metà settembre e il toto sostituto che aveva tenuto banco nei mesi scorsi è via via scemato.
La commissione è ora guidata da un presidente facente funzioni, secondo un principio di rotazione trimestrale tra i commissari: fino a fine settembre è toccato a Eligio Boni (ora in prorogatio anch’egli), fino alla fine dell’anno tocca a Bruno Mangiatordi quindi a Giancarlo Morcaldo, in attesa che il governo renda operativo Luigi Simeone. A proporre il candidato per la presidenza di Covip è il Ministero del Welfare. I nomi circolati in queste ultime settimane sono stati diversi: da Alberto Brambilla, autore della legge 252/2005 e ora al vertice del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, a Gianfranco Imperatori, ex Banca d’Italia oggi in UniCredit, ad Antonio Pedone, decano degli economisti della finanza pubblica ad Angelo Pandolfo, docente di Finanza pubblica ala Sapienza di Roma. Il Ministero ha sondato senza successo la disponibilità di Mauro Marè, presidente di Mefop e di Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza. Alla fine la scelta sarebbe caduta su Antonio Finocchiaro, attualmente vice direttore generale della Banca d’Italia: un profilo molto alto per un incarico di prestigio. Tutto bene, dunque; con un però. Finocchiaro è impegnato fino al maggio del prossimo anno a gestire una missione assai delicata: la riorganizzazione del personale della Banca d’Italia a seguito della chiusura di alcune sedi dislocate sul territorio. Al punto di partenza, dunque, ma con una possibile sorpresa: il ritorno in campo di Luigi Scimìa come presidente ad interim fino al prossimo maggio. Una scelta che troverebbe freddo Sacconi, spalleggiata invece da Gianni Letta. Sarà questa l’ennesima occasione per sondare nuovamente le sue doti di mediazione.