L’asset allocation strategica non si tocca (anche perchè richiederebbe interventi rilevanti sulle procedure), non si fa disturbare dalla lunga crisi dei mercati. «E perchè dovrebbe essere modificata? Sono le linee genarali – ribatte Marco Campisi di Consulenza Istituzionale che svolge il ruolo di advisor per diversi fondi – che il consiglio di amministrazione individua per ottenere nel tempo i risultati che si prefigge. C’è stata una correzione, significativa, dopo anni positivi. Il sottoscrittore deve sapere che il suo investimento ha finalità pensionistiche, è di lunga durata e anche una crisi lunga ci può stare. Dovrà certo anche valutare i rendimenti di periodo confrontandoli con prodotti omogenei».
Performance negative trimestrali possono rallentare le adesioni?
«Spero proprio di no, sarebbe una lettura scorretta del ruolo del fondo pensione». Toccherà ai consigli di amministrazione, nella tornata assembleare, spiegare i risultati e inquadrarli in un percorso pluriennale che per gran parte dei fondi è ancora virtuoso.
Nervi saldi, quindi, e palla lunga. Tocca ai gestori, scelti dal consiglio di amministrazione del fondo, proprio con l’ausilio dell’advisor finanziario, combattere la battaglia quotidiana per cercare la migliore asset allocation tattica. «Alcuni più aggressivi e altri più tranquilli – spiega Campisi –; alcuni comprano a prezzi che appaiono vantaggiosi, altri vendono fino a quando non si avranno certezze sulle perdite legate ai prestiti subprime. In questi mesi hanno dovuto convivere con una volatilità altissima.Vedremo i risultati».
Con una prospettiva lunghissima l’acquisto a questi livelli sembra una grande opportunità per i gestori e per i potenziali nuovi aderenti. Tutti nel tempo dovrebbero beneficiare di un recupero.
In questa fase – sottolinea un altro advisor – prevalgono invece comportamenti prudenti, si resta leggermente sottopesati sul benchmark, si riduce o si annulla l’azionario. Anche gli aderenti che effettuano switch spostano flussi sulle linee garantite.
Paolo Zucca