I fondi pensione negoziali hanno ceduto in media il 2% nel primo trimestre del 2008. Effetto della crisi dei mercati finanziari, che hanno lspinto al ribasso le borse del 13% (l’S&P/Mib) da inizio anno. E’ il primo “tagliando” sulle performance della previdenza complementare, dopo il completamento della riforma del Tfr. Non sono certo buone notizie, ma non è nemmeno il caso di fasciarsi la testa: i fondi pensione vanno infatti valutati in una dinamica pluridecennale e secondo molti esperti, anzi, le flessioni dei corsi borsistici sono occasioni di acquisto convenienti, in un’ottica di un investimento a 10/20 anni. Tuttavia alcuni negoziali stanno passando alle contromusure: aprendo una riflessione con il proprio advisor e con i propri gestori, che rischiano ora di vedersi revocare il mandato.
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Più di tanto non si poteva sperare. La crisi dei mercati finanziari ha impresso il suo marchio sui rendimenti dei fondi pensione negoziali nel primo trimestre dell’anno. E i numeri di questo primo "tagliando" alle forme previdenziali, dopo il completamento della riforma del Tfr, non lasciano adito a molti dubbi: il calo è in media del 2,04%, azzerando il +2,1% dei negoziali nel 2007. Su 90 linee di investimento, inoltre, 30 sono in territorio positivo ma 24 di loro sono garantite; il benchmark è stato battuto in 28 casi, la metà dei quali proprio dalle linee garantite.
Niente da festeggiare, ma forse non è nemmeno il caso di fasciarsi la testa. Perchè – è sempre il caso di ricordarlo – non si valuta in un trimestre la gestione di un fondo pensione che ha un orizzonte temporale pluridecennale e coglie anzi dai ribassi e dalla volatilità occasioni di crescita. Effetto subprime, si dirà: una crisi che, a differenza della bolla hi-tech del 2000, tocca a tratti anche il credito. Per questo l’obbligazionario non rappresenta un riparo sicuro alle turbolenze borsistiche: tant’è che i rendimenti delle linee "prudenti" dei fondi negoziali sono prossime o addirittura sotto lo zero. Ma se la colpa è dei mercati esistono diverse scuole di pensiero su come i fondi si rapportano alle Sgr cui affidano i contributi degli iscritti. «Complice questi risultati – dice Andrea Girardelli, direttore di Fonchim (chimici) –, abbiamo deciso di cambiare alcuni dei nostri gestori: non hanno capito l’evoluzione del mercato e hanno preso posizioni sbagliate. Spero che con la riforma del 703, il decreto sui limiti degli investimenti, si possa cancellare il divieto di superare il 20% di quota in liquidità». Anche a Cometa, a quanto si apprende, la riflessione è iniziata: il fondo ha deciso di non conferire gli attivi del prossimo trimestre a Bnp Paribas e Pioneer, che non hanno battuto il benchmark dal 31/5/2005 ad oggi, affidando i contributi invece ad Allianz e Axa. Altri invece lamentano i vincoli imposti dall’attuale normativa: «Non si capisce – dice un direttore che preferisce non essere citato – perchè i preesistenti o gli esteri possano guadagnare il doppio di noi grazie ad hedge fund o immobili, mentre ai nostri gestori diamo armi spuntate: la correlazione inversa tra azioni e obbligazioni continua a saltare e noi perdiamo colpi».
Più di tanto non si poteva sperare. La crisi dei mercati finanziari ha impresso il suo marchio sui rendimenti dei fondi pensione negoziali nel primo trimestre dell’anno. E i numeri di questo primo "tagliando" alle forme previdenziali, dopo il completamento della riforma del Tfr, non lasciano adito a molti dubbi: il calo è in media del 2,04%, azzerando il +2,1% dei negoziali nel 2007. Su 90 linee di investimento, inoltre, 30 sono in territorio positivo ma 24 di loro sono garantite; il benchmark è stato battuto in 28 casi, la metà dei quali proprio dalle linee garantite.
Niente da festeggiare, ma forse non è nemmeno il caso di fasciarsi la testa. Perchè – è sempre il caso di ricordarlo – non si valuta in un trimestre la gestione di un fondo pensione che ha un orizzonte temporale pluridecennale e coglie anzi dai ribassi e dalla volatilità occasioni di crescita. Effetto subprime, si dirà: una crisi che, a differenza della bolla hi-tech del 2000, tocca a tratti anche il credito. Per questo l’obbligazionario non rappresenta un riparo sicuro alle turbolenze borsistiche: tant’è che i rendimenti delle linee "prudenti" dei fondi negoziali sono prossime o addirittura sotto lo zero. Ma se la colpa è dei mercati esistono diverse scuole di pensiero su come i fondi si rapportano alle Sgr cui affidano i contributi degli iscritti. «Complice questi risultati – dice Andrea Girardelli, direttore di Fonchim(chimici) –,abbiamo deciso di cambiare alcuni dei nostri gestori: non hanno capito l’evoluzione del mercato e hanno preso posizioni sbagliate. Spero che con la riforma del 703, il decreto sui limiti degli investimenti, si possa cancellare il divieto di superare il 20% di quota in liquidità». Anche a Cometa, a quanto si apprende, la riflessione è iniziata: il fondo ha deciso di non conferire gli attivi del prossimo trimestre a Bnp Paribas e Pioneer, che non hanno battuto il benchmark dal 31/5/2005 ad oggi, affidando i contributi invece ad Allianz e Axa. Altri invece lamentano i vincoli imposti dall’attuale normativa: «Non si capisce – dice un direttore che preferisce non essere citato – perchè i preesistenti o gli esteri possano guadagnare il doppio di noi grazie ad hedge fund o immobili, mentre ai nostri gestori diamo armi spuntate: la correlazione inversa tra azioni e obbligazioni continua a saltare e noi perdiamo colpi».
«Guardo con molto distacco questi risultati – dice Pietro De Rossi, presidente di Fon.Te. –, sono rendimenti coerenti con il benchmark e e con i mercati. Due anni fa, d’altronde, abbiamo chiuso con un +7%. In un orizzonte temporale pluridecennale come quello della previdenza, le flessioni sono occasioni di acquisto. E permettono ai contributi di essere investiti a valori più bassi». «Certo non è soddisfa aver battuto il benchmark se si ha il segno meno – Giancarlo Gugliotta, presidente Prevaer –: i gestori hanno lavorato correttamente, ma il nostro obiettivo è dare ai nostri associati qualcosa di più del Tfr. Manteniamo un dialogo costante con i gestori, tramite il nostro advisor». D’altronde sono proprio le decisioni di quest’ultimo le più incisive per i rendimenti rispetto a quelle dei gestori (vedi articolo in pagina). Il presidente della Covip Luigi Scimìa solleva l’attenzione sul capitolo costi: «Ci sono differenze troppo marcate – dice – tra fondi della stessa tipologia: anche del triplo e non si capisce il perchè. Meglio sarebbe allineare le commissioni con i risultati, dando più spazio alle commissioni di performance».
In coda la buona notizia: la crisi dei mercati non frena le adesioni, quasi tutte in crescita, con picchi per Fon.Te, nettamente il terzo fondo dietro Cometa e Fonchim, e: + 10,38% di iscritti nell’ultimo trimestre.«Guardo con molto distacco questi risultati – dice Pietro De Rossi, presidente di Fon.Te. –, sono rendimenti coerenti con il benchmark e e con i mercati. Due anni fa, d’altronde, abbiamo chiuso con un +7%. In un orizzonte temporale pluridecennale come quello della previdenza, le flessioni sono occasioni di acquisto. E permettono ai contributi di essere investiti a valori più bassi». «Certo non è soddisfa aver battuto il benchmark se si ha il segno meno – Giancarlo Gugliotta, presidente Prevaer –: i gestori hanno lavorato correttamente, ma il nostro obiettivo è dare ai nostri associati qualcosa di più del Tfr. Manteniamo un dialogo costante con i gestori, tramite il nostro advisor». D’altronde sono proprio le decisioni di quest’ultimo le più incisive per i rendimenti rispetto a quelle dei gestori (vedi articolo in pagina). Il presidente della Covip Luigi Scimìa solleva l’attenzione sul capitolo costi: «Ci sono differenze troppo marcate – dice – tra fondi della stessa tipologia: anche del triplo e non si capisce il perchè. Meglio sarebbe allineare le commissioni con i risultati, dando più spazio alle commissioni di performance».
In coda la buona notizia: la crisi dei mercati non frena le adesioni, quasi tutte in crescita, con picchi per Fon.Te, nettamente il terzo fondo dietro Cometa e Fonchim, e Previambiente: + 10,38% di iscritti nell’ultimo trimestre.