In termini assoluti il 2007 resterà un anno senza eguali per la crescita di iscritti alla previdenza complementare; ma in rapporto al dato di partenza di inizio anno e alle attese del sistema, è comprensibile una leggera delusione. Il tasso di adesione ai fondi pensione di categoria è salito dal 16% di fine 2006 al 23,4% di fine 2007, circa 1,9 milioni di lavoratori.
Un numero destinato a salire: grazie in particolare agli 81.800 aderenti ai fondi nati nel corso del 2007 (Agrifond, Previprof, Previlog) o che non hanno risposto all’inchiesta di «Plus24» (Byblos, Fondav, Mediafond). Per non parlare dei lavoratori della scuola che aderiscono ad Espero (76mila) o a FondoSanità (3300). Si tratterà ora di capire quale sarà l’apporto delle iscrizioni ai fondi pensione aperti e ai Pip per dare una valutazione complessiva dell’operazione di smobilizzo del Tfr: alcune stime parlano di 320mila aderenti agli aperti e di altri 300mila alle polizze previdenziali. Dati che porterebbero al 32% circa il tasso di adesione complessivo, abbastanza distante da quel 40% indicato dal Governo a fine luglio. Ma qualche considerazione è già possibile registrarla. «L’aumento in termini assoluto è considerevole – Giovanni Pollastini, consulente del Ministro del Lavoro per la previdenza complementare – e ci dice che abbiamo raddoppiato gli iscritti alla previdenza complementare. Restano i problemi delle categorie contrattualmente più deboli in cui il tasso di adesione anche inferiore al 5%».
«È inevitabile un rallentamento della raccolta dei fondi negoziali – dice Luigi Scimìa, presidente Covip – ma ci aspettiamo un sensibile aumento della partecipazione grazie all’attività dei fondi aperti e delle polizze previdenziali». E infatti appare rilevante che le strutture negoziali non abbiano praticamente svolto attività di promozione del fondo nella seconda parte dell’anno: nemmeno spiegando ai propri iscritti l’importanza di beneficiare del vantaggio fiscale aderendo con un contributo volontario (cui si aggiunge quello datoriale) da dedurre dall’imponibile dell’anno fiscale. Cosa che invece i distributori di fondi aperti e Pip non hanno mancato di sottolineare. Una parte dei dati della tabella in pagina sono provvisori: complice le festività natalizie e qualche supplemento di indagine chiesto dai fondi per verificare i dati.
Ma il 2007 sarà anche da ricordare per la delusione delle gestioni: il rendimento medio semplice dei comparti che hanno fornito dati dei 12 mesi, si ferma all’1,77%, ben sotto il tasso di rivalutazione del Tfr. E a confermare che il risultato finanziario delle gestioni del 2007 non è stato particolarmente soddisfacente, il dato statistico sulla sfida con i benchmark: solo 29 comparti – compresi quelli garantiti – sono riusciti a far meglio del proprio indice di riferimento, contro 41 casi in cui il gestore non è riuscito a fare meglio. Complice la composizione stessa dei benchmark: il fondo esposto per esempio all’euribor, che la crisi subprime ha fatto lievitare (come ben sa chi ha un mutuo a tasso variabile), si trova così a combattere una sfida impossibile.
Che i risultati finanziari soddisfino poco i direttori dei fondi pensione non è una novità, tanto che si fanno più serrati i criteri di selezione dei gestori, in occasione dei bandi. Tra tutti Telemaco: con due su quattro linee in territorio negativo, si appresta a cambiare le Sgr che hanno in portafoglio oltre 80% della gestione.
(in collaborazione con Gianfranco Ursino)