La cronaca riferisce i dati. E i dati sono incontrovertibili:Piazza Affari guadagna oltre il 25% da inizio anno, ossia in poco più di tre mesi. Le altre Borse europee viaggiano poco sopra, come Francoforte, o poco sotto, come Parigi. Questi sono i numeri, la realtà. La percezione spesso si discosta, e non di poco: tra questi due ambiti corre un dosso che complica la visibilità sul presente (lato percezione) o non spiega cosa fare (lato numeri). Il punto è che siamo mediamente incapaci di valutare in modo perfettamente razionale i passaggi necessari per decindere di come impiegare il nostro denaro. Piuttosto, sviluppiamo “verità euristiche”, convinzioni che costruiamo su spunto della realtà ma modellate dal nostro approccio mentale, che ci conducono alle nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Il tema riguarda l’investimento immobiliare ma anche gli attivi mobiliari «Se anche il lift-man mi parla di investire in Borsa», diceva un magnate statunitense a ridosso del crollo di Wall Street del ’29, «allora è arrivato il momento di vendere». Facile sorridere col senno di poi, a oltre 80 anni di distanza.La domanda che un numero sempre maggiore di risparmiatori si pone in queste settimane è: con le Borse ai massimi, val ancora la pena di investire o sovrappesare la propria esposizione ? Oppure è ormai troppo tardi per entrare ed è preferibile attendere a distanza il “Grande Crollo” prossimo venturo? La ragione ci porta a sciogliere questo dilemma ricorrendo a: 1) l’analisi fondamentale, che confronta per esempio le medie dei multipli di bilancio dei mercati di oggi con le serie storiche del passato; 2) l’analisi tecnica, che traccia linee di tendenza nel disegno dei grafici; 3) le statistiche storiche, che confrontano l’andamento degli indici con quelli del passato. È anche vero che oltre alla razionalità c’è da considerare che la contagiosità dei risultati positivi degli investitori sta spingendo sempre più gente a considerare l’ipotesi di investire e non tutti hanno una preparazione adeguata alla materia: il segno più confeziona e legittima l’avidità che alberga in ciascuno di noi (in varie misure) e così la neutralizza. Sarebbe però sbagliato considerare razionale indurre a stare alla larga dalle Borse, a livello record dopo 6 anni di rialzi quasi continui ed emotiva la voglia di guadagnare: è possibile anche il contrario. “La corsa è finita”, vaticinava qualcuno quando Citi ha abbassato le valutazioni di Intesa Sanpaolo e UniCredit: era il settembre del 2012. Oggi non ci sono seri ostacoli al rialzo di bond e di equity, incentivato dal Qe della Bce. Tutto concorre a far crescere ancora la Borsa: Ma di quanto? E per quanto tempo? E chi può affrontare quest’opportunità con maggior tranquillità e chi con minore? Di certo la Borsa non potrà salire per sempre, così come non potrà scendere per sempre. Ciò che conta sono due cose: che tipo di sboom sarà? Graduale o improvviso? Nel secondo caso, la storia finanziaria insegna, l’ultimo strappo è sempre quello più redditizio: almeno per chi ha i nervi saldi per saltar giù prima del crack. L’altra cosa riguarda noi e come cambierà la nostra attitudine a gestire il denaro di conseguenza.