Risparmio italian style: più si avvicina la ripresa e meno gente mette denaro da parte

I risparmiatori italiani mostrano di aver appreso alcune lezioni fondamentali che la crisi finanziaria ha imposto sui mercati finanziari: dalla fine del risk free ad una maggiore attenzione alla scelta degli strumenti. Resta tuttavia l’avversione al rischio e la dfficoltà di pianificare il proprio risparmio in base ad esigenze specifiche. È quanto emerge dalla 30esima edizione dell’Indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani, un progetto di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi che si basa su 1061 interviste a capofamiglia realizzate da Doxa nei primi due mesi dell’anno in corso.
L’indagine registra un miglioramento del clima complessivo e un maggior ottimismo: l’indice total return elaborato da Centro Einaudi che fotografa il portafoglio medio delle famiglie, segna un rialzo del 33,2% dalla crisi Lehman; e al di là dei dati reali, sale al 62 dal 53% dell’anno scorso la quota di famiglie che dichiarano di disporre di un reddito sufficiente o più che sufficiente; e sale anche il reddito atteso al momento della pensione, al 47,8 dal 37,3%. Percezioni specchi di una ripresa in arrivo o quanto meno attesa per i risparmiatori italiani, che hanno cambiato alcune abitudini, mantenendone altre. Resta sostanzialmente stabile la propensione al risparmio: ci riesce il 59% delle famiglie, in leggero calo dal 61% dello scorso anno. Un dato comprensibile, visto l’attenuarsi della crisi e della propensione a cautelarsi in modo prudente.
Il che conferma la correlazione diretta tra risparmio e crisi: peggiore è la congiuntura e più sale la voglia di accantonamento, migliore la situazione e più si tende a spendere. Non per niente nel 2007, prima dell’avvio della crisi finanziaria, solo il 51% degli italiani metteva stabilmente da parte qualcosa. In leggera crescita invece la quota di chi risparmia senza un obiettivo specifico, dal 16 al 18%. La propensione degli italiani per la liquidità resta ai massimi storici: circa il 18% degli interpellati detiene il 100% delle proprie attività in forma liquida, ossia sul conto corrente; il 42% detiene almeno la metà del proprio patrimonio non investito.
Cala invece ai minimi storici il mattone nelle scelte di investimento: solo il 7,6% lo scorso anno ha acquistato un immobile (prima casa o da investimento), ma il clima sul mattone resta positivo visto che sale la quota di chi è riuscito a farsi concedere un mutuo, al 65,1%. I titoli di Stato restano al centro del cuore e del portafoglio dei risparmiatori ma la recente crisi ha fatto prendere coscienza della possibilità che anche BoT e BTp incorporano un grado di rischio: questo porta molti risparmiatori a considerare più complesso investire sui mercati. Tanto da aumentare il tempo da impiegare alla scelta degli asset e alla gestione diversificata del portafoglio: il 40,6% degli intervistati dedica almeno un’ora alla settimana al proprio denaro.
Come ogni anno, l’indagine effettua un focus tematico dedicato quest’anno alle imprese, con interviste a oltre 400 imprenditori di aziende di piccole e medie dimensioni. Per loro l’alba della ripresa necessità di conferme: meno tasse per il 77 per cento, meno costi per il 52%, mentre il 42 per cento farebbe più investimenti in Italia in particolare in innovazione. Uno su 4, secondo l’indagine, intende aumentare le proprie dimensioni e il 14% vuole investire all’estero. Al capitolo risorse prevale una revisione della bancocentricità dell’economia: i capitali nel prossimo anno saranno chiesti ai soci celle aziende nel 46 per cento dei casi, un 10 per cento valuta il crowdfunding e l’8 per cento emetterà mini bond.
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