Tra le altre cose, quest’anno mi sono occupato del Fondo pensione dei giornalisti da consigliere dl’amministrazione, carica cui sono stato eletto nella scorsa primavera.
Cosa ho fatto? Sintetizzando, diciamo che ho passato molto tempo a togliere sabbia dagli ingranaggi.
Voglio chiarire subito che il nostro fondo pensione non è certo in una situazione problematica dal punto di vista della gestione, grazie soprattutto ai rendimenti di mercato. In molti sono rimasti colpiti dai risultati negativi del 2018, tanto da voler prendere posizioni in un senso o nell’altro sulla base di questi dati di periodo. Ma come ho detto individualmente a molti – e scritto anche per il Sole 24 Ore (http://24o.it/7KQ7a2) – le scelte sul comparto o sull’ammontare della contribuzione vanno fatte sulla base delle proprie esigenze, non in relazione alle dinamiche delle Borse. Per inciso: il 2019 sta offrendo recuperi più che soddisfacenti, con il comparto prudente che a fine ottobre sale di oltre l’8% e il mix di oltre il 9% da inizio anno.
Ma di sicuro il nostro fondo pensione necessita di una manutenzione attenta, proprio perché si rivolge a una professione delicata come quella dei giornalisti: che sono quelli che guardano la pagliuzza nell’occhio altrui e a volte non vedono la trave nel proprio. Perché, ricordiamolo, solo pochi anni fa il nostro fondo è stato rivoltato come un calzino dall’autorità di vigilanza Covip che ha imposto una revisione profonda dell’organizzazione. Restano molte cose da fare, alcune gridano vendetta – in particolare sul fronte comunicazione – ed è per questo mi sono candidato al Cda del fondo, sono stato eletto e ho iniziato a martellare i colleghi per modernizzare il nostro fondo pensione. Cosa abbiamo fatto? Ecco una sintesi
1) Abbiamo deciso di inserire sul nostro sito un nuovo calcolatore delle pensioni o pensionometro, visto che quello finora presente risulta inadeguato per due motivi: innanzitutto perché non prevede la simulazione previdenziale per le nuove categorie che possono iscriversi al nostro fondo, familiari a carico e co.co.co., come deciso dal precedente Cda; e poi per una scarsa agilità di navigazione, a confronto di strumenti più recenti e innovativi. Siamo alla fase realizzativa, con l’anno nuovo avremo strumenti in più per decidere in modo consapevole.
2) Abbiamo deciso di lanciare un bando pubblico per la ricerca di un nuovo direttore finanziario: Giancarlo Tartaglia passa la mano e il principio di trovare sul mercato professionalità adeguate ha prevalso sull’opzione interna di un consigliere che si è proposto con l’appoggio dei rappresentanti della Fieg. Non è stato semplice far passare il principio per cui il bene deve prevalere sul meglio o, per uscire dai proverbi, reperire sul mercato professionalità adeguate alle future sfide organizzative, normative, finanziarie. Il bando è scaduto pochi giorni fa e a inizio 2020 avremo una risorsa importante per un anno che è già pieno di scadenze.
3) A questo proposito, sono stato nominato coordinatore della Commissione finanza e patrimonio per revisionare il documento di politica di investimento, ridefinire l’assetto allocation strategica, stilare e lanciare i bandi per il rinnovo dei mandati di gestione che scadono a fine 2020: insomma un bel lavoro, con un cronoprogramma impostato. Una partita complessivamente importante, in gioco c’è un patrimonio da 630 milioni di euro circa, ma che andrà analizzato nei dettagli più minuti per evitare errori, problemi e altra sabbia che si incunei negli ingranaggi.
Questa la sintesi. Il più è stato gestire la dialettica interna: sette mesi in cui dentro e fuori i Cda i consiglieri giornalisti hanno sondato la disponibilità delle rappresentanze degli editori a far evolvere il fondo, schivando colpi bassi e provocazioni, ripicche, errori, ingenuità. Ho imparato che tutto ciò è faticoso ma che con chiarezza di idee, di processi e obiettivi si riesce a portarsi dietro anche chi inizialmente si oppone, magari solo in modo strumentale. Perché questi giochetti cono come le bugie: hanno le gambe corte. D’altronde ciò che si riesce a fare è sempre meno di ciò che si potrebbe fare e sono i vincoli della democrazia rappresentativa, che danno corpo e sostanza alla collegialità delle decisioni (Anche se ripensandoci, le ore trascorse a discutere a valutare i miei criteri di professionalità, appaiono davvero surreali. Ma tant’è).
Diciamo che il nostro fondo pensione non è certo il fondo che vorrei. Spero che al termine del triennio del mandato gli assomigli molto