Scusate se per una volta parlo della mia categoria. Ma forse quando accade al fondo pensione dei giornalisti può essere interessante anche alle altre categorie. Premetto che si parlerà soprattutto dei problemi, anche se il fondo di categoria ha diversi punti di forza, in particolare costi molto bassi e tassi di adesione molto alti, vicini all’80%. E’ interessante parlarne perché tra qualche giorno si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Cda (dal 25 al 28 novembre): migliaia di giornalisti sono chiamati al voto e comunque andrà l’agenda dei nuovi (o riconfermati) consiglieri di amministrazione sarà fitta di una serie di urgenze cui fare fronte.
Il mandato del consiglio d’amministrazione uscente ha lasciato a quello che resterà in carica per il prossimo triennio una serie di problemi rilevanti: dalla governance ai recenti rendimenti delle gestioni, in particolare per il 2014. Su questo punto lasciamo la descrizione a una delle rare comunicazioni dei vertici del fondo agli iscritti, tramite il sito web:
“l comparto “prudente”, nel quale è presente la grande maggioranza degli iscritti, ha ottenuto un incremento netto dell’1,78%, a fronte di un benchmark del 2,20%. A un profilo di rischio maggiore, il comparto “mix” (con il 50% di azionario) ha riportato un incremento dell’1,30%, al netto dei costi, a fronte di un benchmark del 2,75%. A sua volta, il comparto “crescita”, ben più rischioso e orientato maggiormente a un’ottica di lungo periodo ha riportato un decremento netto dello 0,39% a fronte di un benchmark del 4,19%. Per gli iscritti con bassa propensione al rischio, il portafoglio del comparto “garantito” ha riportato un incremento netto del 4,36%% a fronte di un benchmark del 3,15%”.
Come siano riusciti i gestori a ottenere risultati così miseri, nettamente inferiori agli indici di riferimento, in una fase in cui i mercati finanziari hanno dato prova di sostanziale crescita e volatilità interessante, non è facile capirlo. Episodi del genere capitano se il fondo non “cura” in modo adeguato i gestori, confrontandosi periodicamente con coloro cui ha affidato fette di patrimonio importante. Il 2014 non è certo il primo anno in cui i rendimenti sono stati sub-ottimali, ma gli anni precedenti la scarsa redditività del portafoglio era stata attribuita all’eccessivo stress su costi molto bassi per i gestori.
In ragione di questa insoddisfazione il fondo aveva avviato già a inizio 2014 una nuova gara per l’attribuzione dei mandati ai gestori, a partire dal gennaio di quest’anno. Al di là dei nomi dei sei vincitori, è interessante sottolineare che siano stati attribuiti mandati “passivi”, che replicano cioè l’andamento degli indici di riferimento: se la Borsa sale saliranno i conti previdenziali degli iscritti, viceversa se la Borsa scende caleranno anche i conti previdenziali dei giornalisti aderenti al fondo. La Borsa negli ultimi tempi ha perso lo slancio degli anni precedenti e soprattutto da metà 2015 (ancor più l’estate scorsa) la volatilità si è tradotta in ribassi: con un terzo trimestre 2015 tutto in rosso. Insomma, la tempistica di questa scelta non è stata delle migliori.
Fini qui i problemi quantificabili; poi ci sono quelli apparentemente meno monitorabili come quelli relativi alla governance. Su questo tema Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione aveva mosso una serie di rilievi sull’organizzazione interna al fondo, al termine di un’ispezione avvenuta nel 2013, invitando i vertici a prendere le opportune contromisure. Leggendo le scarne comunicazioni del fondo agli aderenti non c’è traccia di indicazioni sulle contromisure messe in campo dal fondo. Anzi: incuriosisce il fatto che dalal nota informativa si apprenda che il direttore responsabile del fondo pensione – figura operativa e non elettiva – risulti ad oggi il vicepresidente uscente; un giornalista in realtà passato già da diversi mesi ad occuparsi della comunicazione del Quirinale, dopo l’arrivo del nuovo inquilino all’alto colle. Il fondo, a seguito dell’ispezione Covip, aveva comunicato a inizio 2014 che il direttore era Domenico Tartaglia e non è noto quando sia avvenuto questo passaggio di consegne. Chi tenga in mano il fondo pensione e ne risponda nella sua operatività di fronte alla vigilanza, non è dato sapersi. Non intendo in questa sede registrare le voci circolate negli ultimi mesi sull’operatività del fondo, talune strumentali alla campagna elettorale in corso e frutto delle divisioni sindacali dei giornalisti.
D’altronde, la “lontananza” tra i giornalisti e il proprio fondo pensione è sempre stata siderale: la comunicazione tra gli aderenti e il fondo avviene attraverso una casella di posta elettronica e un numero di telefono operativo alcune ore la mattina. Il sito web è parco di informazioni come detto (tre comunicazioni nel corso del 2015, l’ultima ad aprile con i risultati 2014), il simulatore delle pensioni presente sul sito web è poco agile e risale a diversi anni fa (molta acqua informatica è passata sotto i posti); d’altra parte – colpevolmente – i giornalisti non spiccano per attivismo nei confronto del fondo pensione che hanno costituito insieme agli editori e che è deputato a sostenere pensioni future che, com’è noto, saranno meno generose rispetto al passato, complice soprattutto le difficoltà della categoria e di conseguenza dell’istituto di previdenza del settore, l’Inpgi.
Insomma, sulla base di uno storica scarsa dinamicità si è innestata una serie di errori rilevanti. Fino all’ultimo pasticcio: la card inviata a ciascun giornalista iscritto per partecipare al voto è stata inviata due colte, visto che la prima volta era risultata difettata. Con rilevante esborso per le casse del fondo pensione.
Già un anno fa, per smuovere le acque avevo mandato una lettera al fondo pensione sollecitando una serie di cambiamenti e ponendo una serie di domande. Eccola.
WGentile Fondo Giornalisti,
Vi scrivo per chiedervi alcune informazioni da mettere a disposizione della comunità degli iscritti al Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani. Come saprete, le notizie di attualità in merito alle possibili modifiche normative e fiscali riguardati la previdenza complementare, ha suscitato un ritorno di attenzione per la materia ed è quindi opportuno che ciascun aderente (e non) al fondo sia nelle condizioni di compiere le scelte più opportune per le proprie esigenze, utilizzando tutte le informazioni sensibili necessarie. Lungi da suscitare polemiche strumentali ad altri fini, Vi scrivo pertanto per chiedere – da aderente, più che da giornalista che da diversi ani segue la materia – la pubblicazione sul sito web del Fondo di alcuni dettagli secondo me fondamentali per formarsi un’opinione sull’operato del fondo. Ritengono fondamentale, in questa fase, poter confrontare operatività, costi e servizi che soggetti esterni producono per il Fondo con quelli che il sistema previdenziale offre e che, almeno in precedenza, sono stati decisamente inferiori a quelli del fondo stesso. Ecco l’elenco dei quesiti:
- Gestione finanziaria
A inizio ottobre sono stati diffusi i nomi dei gestori per i diversi mandati. E’ opportuno conoscere Isc e ter di questi nuovi mandati. Credo sia importante conoscere inoltre, al di là dei criteri di selezione, le ragioni che hanno portato a determinare proprio questa asset allocation, chi – un advisor ? – ha determinato questa asset allocation, se questo eventuale soggetto ha ricevuto mandato dal Fondo per sottopesare o sovrapesare alcuni mandati; oltre ovviamente a conoscere nome e operatività di questo advisor, oltre al suo compenso annuo e la durata del suo contratto. E’ interessante sapere se questa asset allocation è modificabile, se sì in quali circostanze ordinarie ed eventualmente straordinarie.
- Banca depositaria
Credo sia importante conoscere nei dettagli l’operatività della banca depositaria, oltre alla natura e la durata del contratto; credo sia estremamente importante conoscere il costo per questo servizio che dal 2012 al 2013 è lievitato da 164 a 182mila euro, come si evince dal bilancio 2013, una cifra ben superiore alla media di mercato.
- Servizi amministrativi
A gennaio, dopo i rilievi mossi dal Covip, in seguito a una ispezione al Fondo che ha riscontrato diversi deficit organizzativi, sono state decise alcune contromisure i cui dettagli sono noti solo in parte. In particolare è stato approvato un “manuale operativo che regola i rapporti tra il gestore amministrativo Previnet ed il Fondo stesso”; tralasciando i motivi per cui non fossero definiti in precedenza i criteri della relazione tra le parti, nonostante un contratto siglato, è opportuno conoscere nei dettagli di manuale operativo, pubblicandolo sul sito web del Fondo. In attesa di conoscere il bilancio 2014 – vista la dilatazione dei tempi – sarebbe utile conoscere il corrispettivo annuo versato dal fondo a Previnet e la durata del contratto e una serie di altri costi eventualmente sostenuti dal Fondo.
- Spese per il personale
Per quanto sia meritoria la pubblicazione dei compensi 2013 di alcuni organi del Fondo, credo sia necessario pubblicare anche quello del neo direttore del Fondo, nominato a inizio 2014. Personalmente non ritengo sia necessario pubblicare sul sito web le spese per il personale, se non in forma aggregata, in oltre caso credo sia utile conoscere on cosa consistano le “intese con la Fnsi per la gestione in outsourcing sia per l’utilizzo del personale sia per l’utilizzo dei mezzi tecnici ad uso del Fondo”.
- Simulator
Sarebbe utile conoscere i criteri di calcolo del “simulator” presente in home page del sito, in particolare per quanto riguarda i criteri riguardanti l’ultima riforma previdenziale. Inoltre, nel calcolo della rendita mancano alcune delle prestazioni previste dalla convenzione con Cattolica Assicurazioni (controassicurata, reversibile), il che non consente di ottenere un’informazione sufficiente per poter utilizzare adeguatamente il Fondo pensione.
- Comunicazione
E’ noto il proverbio secondo cui “l’idraulico ha il rubinetto che perde in casa”. I giornalisti non fanno eccezione quanto a comunicazione: le quattro newsletter pubblicate tra 2010 e 2011 rappresentano un’eccezione (presto interrotta) rispetto a una tradizione consolidata di scarsa comunicazione. Il problema è che questa rischia di trasformarsi in scarsa trasparenza. Sarebbe opportuno una relazione più costante con gli aderenti che, lo ricordiamo, per buona parte, risultano iscritti al Fondo a partire da una fase in cui l’adesione era sostanzialmente obbligatoria
- Considerazioni finali e una proposta
L’importanza del tema previdenziale è sotto gli occhi di tutti ma la necessità dell’adesione non è altrettanto patrimonio diffuso. Non c’è traccia del progetto di estendere ai familiari a carico (ed eventualmente non) la possibilità di aderire al nostro Fondo, così come dell’ipotesi di affidare all’Inpgi il mandato per l’erogazione delle rendite. (o non le trovo io queste notizie?). Il punto centrale della mia proposta è di realizzare una significativa spending review nelle varie spese identificate sopra, in modo da recuperare liquidità per affidare – in seguito a bando pubblico – un mandato a una società o soggetto disponibile a fornire consulenza previdenziale gli iscritti dei Fondo giornalisti; che consista ad esempio nell’incontrare periodicamente (un giorno ogni trimestre?) i giornalisti presso le testate in cui lavorano più colleghi, nel rispondere al via mail ai quesiti degli aderenti e interfacciarsi eventualmente con il fondo per migliorare il servizio. Ritengo fondamentale valorizzare la prossimità del fondo con i propri iscritti, per far sì che l’adesione non venga vissuta come un’imposizione ma come un servizio di welfare di valore. Valore da tradurre in un maggior rapporto di forza con i fornitori e, di conseguenza, costi più bassi e qualità migliore: il che vale di per sé come il miglior scudo possibile contro i tentativi delle reti commerciale di sottrarre iscritti, offrendo condizioni peggiori. Gli scenari cui si sta indirizzando la società sono sempre più difficili pertanto è indispensabile presentarsi preparati per fornire agli iscritti un sistema di tutela adeguato alle loro, pardon, alle nostre necessità”.
Purtroppo a queste indicazioni non ha fatto seguito alcuna decisione,; solo qualche mail interlocutoria di risposta. L’augurio è che il prossimo consiglio di amministrazione voglia tener conto di questi stimoli.
Post scriptum: su sollecitazione di molti colleghi e visto che sono uno dei pochi giornalisti italiani che si occupa da qualche lustro con continuità di previdenza complementare, mi ero dato disponibile in occasione delle elezioni, per migliorare la gestione del fondo pensione, mettendo in campo le best practices nazionali e internazionali. Ma dopo mesi di rinvii e discussioni, la principale lista dei candidati, era risultata ormai definita e senza un posto disponibile. Una lista alternativa messa insieme a due giorni lavorativi dalla scadenza purtroppo non ha raggiunto il numero minimo di firme (per sole tre unità). Mi è dispiaciuto non poter far qualcosa per la previdenza della mia categoria, ma mi sono dovuto rassegnare. Provo a “rimediare” con queste considerazioni che, lo ripeto, spero possano essere messe a frutto dal nuovo Cda.