So che non è molto elegante dire: “Io l’avevo detto”, (per inciso su questo blog l’estate scorsa). Ma l’Indagine Ipsos Acri in occasione della 90esima edizione della Giornata Mondiale del Risparmio illustra uno scenario analogo a quello registrato dall’indagine Centro Einaudi Intesa Sanpaolo sui comportamenti dei risparmiatori italiani: la propensione al risparmio sale quando le cose vanno peggio, quando aumenta l’incertezza, quando la paura della deflazione prende il posto della paura dell’inflazione (ma sempre paura è). Quando aumentano le tasse anche sul risparmio: il che rappresenta un segnale di difficoltà dal punto di vista dell’Erario ossia dello Stato (noi tutti). Nel 2007 non si risparmiava così tanto: dieci punti percentuali in meno di italiani mettevano da parte qualcosa. Ora risparmiamo di più perchè domani non sapremo come andrano le cose e perchè visto che ci tassano di più il risparmio dobbiamo fare uno sforzo per mettere più fieno in cascina. Non si sa mai.
Poi è interessante indagare i diversi dati dell’indagine, alcuni dei quali contradditori tra loro, o apparentemente tali: aumenta la propensione al rischio del 10% che investe sui mercati (grazie al protratto buon andamento delle Borse) ma allo stesso tempo cresce dal 18 al 32% la quota di chi è contrario a qualsiasi forma di allocazaione del risparmio: impermeabili alla finanza, ai suoi impieghi e alle sue logiche. Ma come dice il proverbio: se non ti vuoi occupare di economia il rischio è che l’economia si occupi di te.