Diciamolo subito, ogni confronto tra i fondi preesistenti e le altre forme previdenziali nate dopo le riforme Amato e Dini degli anni ’90 necessita di qualche accortezza. Perché i "vecchi" fondi hanno caratteristiche diverse da quelli "nuovi": investono in immobili, diversamente dai negoziali, cosa che complica il confronto tra rendimenti di asset differenti. Ma che non lo rende impossibile: tanto da farci mettere il +2,04% medio annuo ottenuto dai preesistenti molto vicino al 2,1% ottenuto dai negoziali nel corso del 2007. Dati relativi alla rivalutazione dei soli asset finanziari dei "vecchi" fondi. A soffrire di più le linee azionarie; e la sfida con il Tfr, al 3,1% nel 2007, non si può certo dire vinta. Ma i direttori di queste strutture non mostrano eccessiva preoccupazione sull’effetto del contagio subprime e della recessione Usa sui loro fondi. Anche perché confidano nell’apporto degli immobili la loro valorizzazione necessita di tempi più lunghi) per far lievitare la performance.
E si concentrano soprattutto sull’evoluzione organizzativa. I fondi preesistenti si stanno adeguando a nuovi criteri di gestione del patrimonio e a nuovi modelli di organizzazione interna e di vigilanza (quelli bancari sono passati dal controllo della Banca d’Italia a quello della Covip). Poi c’è l’effetto risiko bancario, che induce alcune strutture ad iniziare un lungo e difficile processo di accorpamento e fusione. Fattori che tutti insieme spingono i preesistenti – i meno aperti a nuove adesioni tra tutti i fondi chiusi – ad una maggiore sensibilità rispetto al passato verso la comunicazione della propria operatività, ai propri iscritti e non solo. Con le inevitabili eccezioni: alcuni ritardi hanno reso indisponibili i dati del Fondo pensione della Banca di Roma. E anche il Fondo pensione Bnl sta ultimando in questi giorni l’analisi dei dati al 31/12/2007. E poi sul fronte finanziario arrivano nuovi comparti, oltre ai garantiti, destinati ai "silenti". Il Fondo pensione Sanpaolo ha introdotto un monetario puro, a dicembre il Fondo Mario Negri ha lanciato una linea garantita e un’altra bilanciata, analoga a quella del comparto principale del fondo, a disposizione dei nuovi iscritti.
E poi c’è il processo di riduzione del patrimonio immobiliare della parte eccedente il 20% del totale entro cinque anni. Il Sanpaolo ha conferito i valori degli asset ricavati dalle dismissioni al mattone di carta, fondi immobiliari e ora anche una Sicav. Fondo Cariplo prosegue in un lento processo di diluizione del patrimonio immobiliare, così come il Fondo UniCredit: «Entro il 2008 – dice il direttore, Fabrizio Montelatici – la percentuale degli investimenti immobiliari dovrebbe scendere al 20% del totale, e senza alcun intervento diretto da parte nostra: i nuovi contributi, infatti, vengono destinati ad investimenti finanziari, il che riduce automaticamente l’incidenza della parte immobiliare. Siamo così scesi dal 50% del 2006 al 35% del 2007 e paradossalmente si potrebbe presentare, col tempo, il problema opposto. Nel 2007, nel pieno della crisi dei mercati finanziari, abbiamo mantenuto dei buoni rendimenti proprio grazie ai nostri investimenti immobiliari. A mio avviso il limite del 20% – aggiunge Montelatici – non va incontro alle esigenze dei risparmiatori: personalmente avrei preferito conservare un 30-35 per cento del patrimonio in immobili».