Sotto l’ombrellone c’è un calabrese, un lucano e un pugliese: di cosa discuteranno in quest’ultimo scampolo di agosto? Sicuramente non di previdenza, tanto meno complementare; qualche probabilità in più di parlare di anticipazioni o rendimenti dei comparti potrebbe esserci se riuniti a chiacchierare ci sono trentini, lombardi o valdostani. Le statistiche sulle adesioni ai fondi pensione dei lavoratori dipendenti privati di queste regioni sono – per quanto minoritarie – nettamente superiori a quelle del sud Italia, in cui gli iscritti sono un’esigua minoranza di una fetta altrettanto esigua della popolazione, ossia i lavoratori dipendenti di società private. È quanto risulta dal Bollettino Statistico che Mefop, la società per lo sviluppo dei fondi pensione, ha pubblicato di recente, elaborando i dati della relazione annuale Covip e dell’Istat.
I dati tracciano un quadro delle iscrizioni alle pensioni di scorta con alcune conferme e qualche sorpresa. Innanzitutto sono da registrare i maggiori tassi di adesione nelle regioni in cui sono attivi fondi pensione territoriali: in Trentino Alto Adige, in particolare, dove è attivo da anni Pensplan, struttura che promuove lo sviluppo della previdenza complementare, con 69 sportelli per la consulenza previdenziale a disposizione dei lavoratori delle due province. Anche la Valle d’Aosta mostra segni di attenzione per la tematica e per Fopadiva, il fondo territoriale, con buone percentuali anche se con numeri assoluti ancora più bassi. La conferma arriva da una recente decisione della Regione Valle d’Aosta a sostegno dei lavoratori in difficoltà e ormai prossimi alla pensione, per garantir loro la continuità dei versamenti. Analoghe misure erano già state introdotte negli anni scorsi in Veneto, anch’esso presente ai vertici della classifica per tasso di adesione stilata dal Mefop. Più indietro invece il Friuli Venezia-Giulia, dove manca un fondo pensione regionale e una struttura pubblica di promozione o consulenza. Altra conferma è il fatto che è la grande industria a trascinare le adesioni, come evidente dalle iscrizioni in Lombardia, Lazio e Emilia Romagna. Le sorprese riguardano invece il tasso di adesione nel settore dei lavoratori indipendenti, cioè autonomi e professionisti: che mostrano una maggiore sensibilità a costituirsi una pensione privata rispetto ai lavoratori in Calabria (18,46% di iscritti), Sicilia (16,29%), Basilicata (22,84%), Puglia (19,16%) e Campania (15,56%). Dati che confermano la maggiore proattività anche in materia previdenziale di chi deve far da sè per la tutela del proprio Welfare; mentre il dipendente è meno indotto a costruirsi autonomamente una vecchiaia meno incerta. Un esito in ogni caso paradossale, se si pensa che il dipendente ha, a differenza dell’autonomo, a disposizione il contributo datoriale. Complessivamente dalla foto scattata da Mefop emergono più ombre che luci: tra i negoziali emerge il primo saldo negativo di iscrizioni, anche se circoscritto nel secondo trimestre dell’anno. Ma che rischia conferme il prossimo autunno. Inoltre i tassi di adesione restano molto bassi ovunque e in particolare nelle categorie previdenzialmente più svantaggiate. Basti pensare alle donne: in Sicilia solo il 5,28% delle dipendenti private sono iscritte, soltanto una su venti.