Perché il semestre di silenzio/assenso non ha funzionato in Italia mentre le operazioni di autoenrollement stanno ottenendo risultati lusinghieri nel Regno Unito? Perché ci spaventano le decisioni sul nostro destino previdenziale? La risposta non risiede in strumenti più o meno sofisticati, ma nel funzionamento della mente umana di fronte alle scelte economiche. Mefop ha dedicato il suo Quaderno alla “Previdenza comportamentale”: oltre 200 pagine in cui il novero di studi di finanza comportamentale viene utilizzato per analizzare il tema previdenza, ora che i lavoratori – orfani di uno Stato in passato fin troppo invasivo – si trovano (quasi del tutto) soli nelle decisioni da prendere per procurarsi una vecchiaia serena. Con un ventaglio di possibilità ed errori che spesso fanno tremare i polsi. Darsi una disciplina nelle scelte è umanamente difficile, come sa bene chi affronta una dieta o vuole smettere di fumare. Ma le difficoltà di uscire da routine e la procrastinazione possono essere ribaltate, per esempio, attraverso la teoria dello sconto iperbolico, capace di ribaltare l'ordine temporale delle percezioni, inducendo a preferire il soddisfacimento di un'esigenza di più lungo periodo rispetto a una più vicina. Tutto sta a focalizzare gli incentivi giusti, con scelte semi-automatiche verso la scelta più coerente con le esigenze individuali. Il confronto tra il semestre italiano di decisione sul Tfr e il piano del fondo pubblico inglese Nest è abbastanza impietoso: nel primo caso un'operazione preparata in velocità, con un'informazione poco articolata e noti esiti di scarsa adesione (overconfidence da parte dei regulator); nel secondo, cinque anni di preparazione per indurre un popolo come quello britannico poco propenso al risparmio, ad accantonare denaro per il futuro, ciascuno secondo le proprie esigenze.
«Il linguaggio è fondamentale – spiega Barbara Alemanni, tra le autrici del Quaderno e tra i maggiori esperti italiani di finanza comportamentale -: il Nest ha tradotto termini tecnici in un linguaggio accessibile ad una comprensione basica. Piano previdenziale, ad esempio, diventa salvadanaio per la vecchiaia». Costruire automatismi sensati ed efficienti, in definitiva, è possibile: si tratta di fare i conti con quei meccanismi della mente umana che, soprattutto in una fase di esasperazione emotiva provocata dalla crisi finanziaria, tendono ad allontanarci dalla pianificazione del nostro futuro e che devono essere controbilanciati da una serie di fattori incentivanti – fiscali, lessicali, consulenziali – che facciano riscoprire il desiderio e il piacere di invecchiare sereni.