Su giornali come questo si additano rischi, si indicano gli errori, si registrano le inefficienze del sistema- in questo caso finanziario – con lo scopo implicito di contribuire a migliorare le cose. Non è consuetudine invece registrare circostanze positive, come la mobilitazione diffusa sull’educazione finanziaria o alfabetizzazione finanziaria che stanno moltiplicandosi in questo periodo. Ben vengano le molte iniziative che questa settimana sono messe in campo in occasione della Settimana Mondiale dell’Investitore, evento internazionale promosso dallo Iosco e che in Italia vede Consob come capofila. Decine gli incontri e i dibattiti dedicati agli studenti nelle scuole così come le iniziative dedicate al pubblico adulto, presso le sedi degli istituti di credito, in teatri e sale conferenze. Un’operazione diffusa di educazione o alfabetizzazione finanziaria che ha il pregio di indurre un approccio non emergenziale e il meno teorico possibile al tema risparmio.
Non mancano eventi e spettacoli, a testimonianza che la finanza personale è una chiave di lettura esistenziale tout court per l’individuo. E nemmeno la gamification, perché in questa materia non si tratta di acquisire semplici conoscenze, ma soprattutto acquisire competenze e sviluppare abilità nella gestione. Chi legge Il Sole 24 Ore, questo blog o il settimanale di risparmio Plus24 con continuità, conosce l’importanza della materia nell’ambito della costruzione di un mercato trasparente. Un punto deve essere chiaro: è fondamentale la vigilanza delle Authority preposte a tutela degli investitori, ma è altrettanto decisivo che queste regole siano affiancate da un’adeguata preparazione dei risparmiatori alle scelte quotidiane in materia di denaro. L’efficacia della norma non serve se dal lato della domanda di servizi finanziari non si capisce cosa sia in gioco e non si costituisca una coscienza di consumatori in grado di stimolare il lato della domanda – l’industria finanziaria – controbilanciando quanto più possibile quell’asimmetria informativa che caratterizza i mercati finanziari quasi strutturalmente. Senza di ciò la vigilanza resterebbe, come per buona parte attualmente è, uno strumento di osservazione formale e non sostanziale.
Sicuramente in questi eventi qualcuno pronuncerà bestialità, si sbaglieranno dei calcoli, qualche messaggio non sarà corretto. Ma com’è noto, occorre passare da una fase pioneristica a una seria strategia nazionale di educazione finanzaria, come quella cui sta lavorando il comitato presieduto da Annamaria Lusardi.
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