Tocca fare ammenda: gli organi di informazione esasperano le notizie al punto talvolta di stravolgerne senso, significato e impatto sui comportamenti individuali. Basti pensare alla disparità di attenzione che le cronache dei tg della sera (prima fonte di informazione per milioni di italiani) riversano per le giornate in cui la Borsa scende rispetto a quelle in cui sale. È tutto da dimostrare il vero interesse per la Borsa azionaria di un Paese in cui solo il 4% dei risparmiatori detiene azioni. Ma l’effetto di questo tipo di informazione è dirompente: mercati finanziari, crisi e sfiducia si intrecciano ogni sera a tavola tra un salino e le cronache scolastiche. La parola chiave oggi è fiducia (che manca).
Che alternativa hanno i risparmiatori per compiere scelte efficienti e corrette? Analizziamo i comportamenti dei risparmiatori: secondo quanto riferisce l’Abi la quota di correntisti che usa il web è cresciuto in un anno del 9%; ora il 55% dei clienti opera in banca online. Solo i giovani? No, è attivo sulla rete il 35% dei clienti tra i 55 e i 75 anni, secondo un’indagine realizzata con Gfk. E lo smartphone? Viene usato dal 19%, rispetto a un anno fa +4%. Le visite in filiale necessariamente si riducono: ciascun correntista si reca presso la propria agenzia 13 volte all’anno, contro le oltre 16 del 2010 e le 18 del 2008. Trasformazioni importanti, che condizionano le decisioni finanziarie: usare la rete ha fatto salire al 31% la quota dei clienti pluribancarizzati, che hanno cioè più di un conto corrente. Nell’ultimo anno ben il 15% ha aperto un c/c presso un altro istituto. Come spesso capita è la tecnologia il motore disruptive del cambiamento: disporre del mondo finanziario a portata di click, aiuta a realizzare confronti e a compiere scelte coerenti.
Il che corrisponde a un’educazione finanziaria realizzata sul campo, imparando ad analizzare costi, opportunità, rendimenti degli istituti, privilegiando di conseguenza i migliori. Una rivoluzione? Non abbiamo ancora visto nulla se si pensa che nel mondo le banche incassano il 40% dei loro ricavi dalla gestione dei pagamenti. Che in un futuro molto vicino saranno effettuati in misura sempre crescente dagli smartphone.
@loconte63