Al via in primavera i piani di educazione previdenziale voluti da Fornero

Quel che è certo è che è difficile fare senza. I fondi pensione, soprattutto per chi ha ancora più di un decennio di lavoro davanti a sè, sono praticamente indispensabili per compensare il gap pensionistico tra ultimo stipendio e primo assegno pensionistico. Per questo la Ministro del Welfare Elsa Fornero, intende dedicare nel 2012 grande attenzione allo sviluppo delle coperture previdenziali. L’obiettivo è avviare già la prossima primavera iniziative e piani di sviluppo dell’educazione previdenziale, per diffondere su larga scala la consapevolezza del proprio destino previdenziale: tener sott’occhio il flusso dei propri contributi, unirli in caso di contribuzione a diversi enti previdenziali, fino a ricevere una stima del proprio assegno pensionistico futuro e aderire a un fondo pensione nel modo più coerente, se i numeri lo indicheranno. Com’è noto solo un lavoratore dipendente su cinque è iscritto alla previdenza complementare e l’adesione spesso avviene con contribuzione bassa. Senza copertura anche i quattro milioni di dipendenti della pubblica amministrazione, per i quali la previdenza complementare è praticamente all’anno zero.

Il confronto

Sin d’ora i fondi pensione rappresentano un canale attrattivo per il risparmio degli italiani. Tanto da poter convincere quel 47,2% di italiani che riesce a risparmiare (Indagine sul Risparmio 2011 del Cento Einaudi): una pensione eccessivamente bassa potrebbe convincere il 14,3% degli scettici e il 22,5% di chi preferisce il fa-da-te ad aderire ad uno strumento dedicato (vedi torta qui a fianco). Anche perchè la convenienza rispetto ad altre forme di risparmio di recente è aumentata. Un confronto tra destinazione di risparmi, che parte dall’ultima manovra del Governo.

Senza bollo

Il decreto «Salva-Italia» infatti esclude esplicitamente fondi pensione e fondi sanitari dall’imposta di bollo, prevista dalla manovra per gli strumenti "finanziari": titoli di Stato, azioni, gestioni patrimoniali, fino a strumenti per cui finora non era prevista l’imposta sul dossier titoli come fondi comuni o polizze Vita. Anche la fiscalità è incentivante: il denaro destinato alla previdenza complementare (esclusa il trattamento di fine rapporto) è deducibile fiscalmente fino a 5164,57 euro annui. Una deduzione, salvo rari casi, superiore alla detraibilità delle polizze Vita; anche al capitolo costi i fondi pensione escono vincenti nel confronto con il risparmio gestito, visto che gli oneri dopo 10 anni di permanenza risultano dello 0,4% per i negoziali, contro costi dei fondi comuni bilanciati che spesso supera il 2%. Resta la differenza di base sulla flessibilità degli strumenti: da un fondo comune si può disinvestire, ottenendo in tre giorni il capitale maturato, mentre un fondo pensione ci accompagna fino alla fine dell’età lavorativa (salvo cambio di lavoro, inoccupazione per oltre 48 mesi e invalidità).

La conoscenza

Non a caso la legge induce il singolo al risparmio forzoso in uno strumento dedicato: il rischio di sovrastimare le proprie capacità è rilevante e sbagliare può costare caso. Il calcolo di convenienza sulle scelte individuali saranno il pane delle iniziative di educazione previdenziale in programma per la primavera. C’è poi un’altra opportunità inserita in manovra: quella di destinare parte della contribuzione a un fondo pensione in alternativa rispetto al primo pilastro. Una mossa per diversificare la fonte pensionistica e i rischi connessi; un tema caldo, in vista di una possibile recessione globale, dal momento che i contributi di primo pilastro sono legati alla crescita della ricchezza dell’azienda Italia.

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