Era difficile pensare che potessero fare molto meglio dei negoziali. Ma visto ciò che sta accedendo ai mercati finanziari, non si può certo gettare la croce addosso ai fondi pensione preesistenti se dall’inizio dell’anno la loro performance è preceduta dal segno meno. Con vistose eccezioni che riguardano per esempio Previndai e, ovviamente, le linee garantite. I fondi preesistenti, vale a dire quelli che sono nati prima della riforma Amato (la legge 124/93) che ha introdotto il sistema a contribuzione definita e la possibilità di destinare alla previdenza complementare il Tfr, investono l’11,9 per cento (pari a 2,6 miliardi di euro) del loro patrimonio complessivo in immobili. I risultati qui riportati si riferiscono pertanto alla sola porzione mobiliare del loro portafoglio.
Diciamo subito che i pochi risultati registrati e pubblicati qui in tabella sono l’effetto di una definizione della quota che non tutte le strutture realizzano con cadenza mensile: alcune strutture di dimensioni rilevanti come il Fondo UniCredit o Fondo Cariplo hanno indicazioni ritardate di qualche mese, mentre altri, come il Fondo Giornalisti, pur pubblicando periodicamente sul proprio sito web l’andamento della gestione (dal -0,4% della linea prudente al -11,5% della Mix al -25% della crescita ), non comunica se non annualmente dopo l’approvazione dei bilanci le notizie riguardanti la proprio attività.
Fatta questa premessa, analizzando i risultati delle gestioni evidenziate in tabella, è evidente l’analogia con quanto registrato la scorsa settimana in merito ai fondi negoziali: a fronte di cali borsistici superiori al 45% dall’inizio dell’anno, non deve stupire come linee in vario modo bilanciate producano ribassi da inizio 2008 del 5-10 per cento. Da segnalare, invece, il rendimento positivo di due diversi preesistenti: il fondo destinato al personale di Deutsche Bank chiude il bilancio del tre trimestri con +0,2%, mentre quello destinati ai dirigenti industriali, il Previndai, porta a casa un provvisorio +1,8 per cento.
Come ci è riuscito? «Ciò è stato possibile – dice Franco Di Giovanbattista, direttore del fondo – grazie al criterio seguito nella costruzione dei comparti finanziari, improntato all’individuazione di una strategia di gestione particolarmente attiva e flessibile, e dal comportamento tenuto dai gestori. Questi hanno puntato su aree positive di investimento essendosi collocati, ormai da mesi, su strumenti particolarmente “liquidi” e a bassa rischiosità. Da segnalare – aggiunge – che anche il comparto assicurativo, in quanto garantito e realizzato tramite un pool di primarie compagnie di assicurazione, registra anch’esso una performance positiva».