La pensione, nonostante tutto

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Vent’uno anni e otto mesi dopo l’entrata in vigore della legge che di fatto cancella la pensione minima, è stata posta la prima pietra per individuare una misura sostitutiva, che garantisca a chi ha lavorato – ma non abbastanza per percepire una pensione piena – un reddito minimo in età da pensione. Vi sembra troppo tempo per evitare di lasciare in fase di indigenza milioni di italiani? Il tema è da convegni per anni, nel tentativo e nella speranza di ottenere una presa in carico del problema da mondo politico (e sindacale). Che negli anni 90 aveva deciso di far entrare gradualmente la Dini-Treu ossia la riforma che doveva sostituire il sistema retributivo con quello contributivo e, di fatto, accelerata solo dalla Monti-Fornero di fine 2011. Non c’è bisogno di scivolare nel massimalismo e nell’anti-politica per sottolineare l’inefficienza della classe politica in questi anni nel fronteggiare le problematiche sociali. Di più: come sottolineato più volte il rischio politico pesa nel destino previdenziali e finanziario dei risparmiatori, sul cui cammino pesa quanto e più del rischio di mercato e di molte altre variabili che complicano la vita delle persone.

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Eppure nell’immaginario degli italiani risparmio e pensioni sono valori fondamentali, soprattutto per adulti e over65. Ma anche tra le generazioni più giovani, che se chiamate di andare oltre il “Tanto la pensione non la vederemo mai”, si dimostrano preoccupati per il proprio futuro. Il che emerge in tutti i sondaggi, ultimo quello realizzato da Legg Mason a livello internazionale. La Global Investment Survey 2017 è stata realizzata in 17 paesi e che ha coinvolto 15300 investitori ha messo a confronto le propensioni di previdenza degli adulti, verificando come solo gli svedesi mostrano un interesse e una capacità di risparmiare per il proprio futuro superiore a quello degli italiani. Per la propria pensione il 42% dei nostri connazionali (contro il 35% della media europea) investe e il 74% risparmia. Pesa solo al presente solo un italiano su cinque contro il 59% degli europei. Complessivamente il 17% degli europei ammette di “non preoccuparsi del domani ma solo dell’oggi”, sia nella gestione delle finanze che nella vita in generale, con picchi del 21% in Spagna. Un mix di pessimismo, materialismo e ignoranza sta ala base di questo atteggiamento. Per gli italiani invece far da soli è inevitabile. Che si faccia anche bene, in attesa di campagne pubbliche di educazione finanziaria, è tutto da vedere.