Non solo i 15enni: soprattutto gli adulti devono imparare a gestire meglio il denaro

La necessità di migliorare il livello di educazione finanziaria degli italiani ha avuto l’ultima conferma dalla pubblicazione degli ultimi test Ocse/Pisa, di cui abbiamo scritto la scorsa settimana su queste colonne. Le contromisure, come nella canzone di Fabrizio De Andrè, fino a questo punto si sono limitate all’invettiva contro la scuola, colpevole di non preparare adeguatamente gli adulti di domani. Che sia migliorabile il suo impegno non è in discussione. Desta perplessità la scarsa considerazione che sia altrettanto se non più importante la formazione degli adulti: obbligati a superare un esame per condurre un autoveicolo o per proseguire la propria professione, per il consumatore non è prevista alcuna forma per diventare autonomi e consapevoli nelle loro scelte finanziarie, magari con una “patente del risparmiatore”. Accantoniamo il sospetto che ciò sia condizione espressamente voluta dall’offerta dei servizi finanziari (andrebbe provato), è originale non prevedere percorsi guidati alla cittadinanza adulta degli individui, che magari hanno seguito corsi di educazione finanziaria nelle scuole, ma magari troppi anni prima. Se le poste di bilancio pubblico lo permettessero, potrebbero ricevere anche un piccolo incentivo fiscale aggiuntivo..

Non solo i 15enni ignorano elementi di base per la vita pratica: l’ultima indagine campionaria di Mefop su cosa pensano i lavoratori della previdenza complementare, rileva che la maggioranza ha un’idea errata su come si calcola il proprio assegno pensionistico. Cioè più di un lavoratore su due scoprirà solo all’età della pensione come potrà (soprav)vivere. Un po’ tardi per passare a eventuali contromisure. L’indagine Mefop ci dice anche che il 48% degli intervistati vorrebbe avere più informazione dagli enti di previdenza (vedi alla voce “busta arancione”), il 22% ritiene che sarà necessario lavorare più a lungo, il 29% dice di non disporre risorse per il risparmio previdenziale e il 19% chiude la porta a qualsiasi adesione alla previdenza complementare. Peccato, perché proprio i versamenti ai fondi pensione sono già deducibili fiscalmente: chi per esempio guadagna fino a 26mila euro l’anno, versandone 2500 (Tfr escluso) a un fondo pensione, potrebbe incassare anche gli 80 euro al mese di Bonus Irpef, come spiegato sulle pagine del Sole 24 Ore.

Materiale di un minicorso per il rilascio di una “patente del risparmiatore”. In attesa che come accade negli altri paesi sviluppati lo Stato prenda in mano la situazione, il Sole 24 Ore fa la sua parte: per tutto agosto la Guida pratica per la famiglia proporrà 50 uscite per aiutare il lettore ad orientarsi nelle regole e nelle dinamiche del mercato e a compiere le scelte più coerenti per le proprie esigenze. Dai lavori in casa, all’Rc auto alle scelte finanziarie e previdenziali, pre prepararsi a un autunno che non si prospetta semplice sarà l’ccasione per imparare quello che ancora non si sa. Perchè, come dice il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano “La fiducia, quella vera, si costruisce con il coraggio della verità e le armi buone della trasparenza e della divulgazione”.