Perchè investire in Atlante non è un affare dei fondi pensione

pensione labirinto

Leggo su altri giornali che il Fondo Atlante sarebbe pronto a ricevere sottoscrizioni da parte di fondi pensioni e Casse privatizzate. E’ una possibilità che mi pare molto ma molto difficile. Che ci sia l’esigenza per gli investitori istituzionali italiani di destinare una parte delle proprie attività – sbilanciate sui titoli di Stato italiani e tedeschi – in strumenti dell’economia reale è vero e lo è da tempo. Di recente lo abbiamo scritto più volte.

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2016-05-19/la-sfida-fondi-pensione-finanziare-investimenti-oltre-che-garantire-rendite-231735.shtml?uuid=ADubprL&fromSearch

Che i fondi pensione italiani abbiano la possibilità, il desiderio e la disponibilità di farlo è invce tutto da dimostrare, come spiego qui:

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-05-29/la-finanza-riscopre-l-economia-reale–114941.shtml?uuid=ADUrkhR

Mi sembra abbastanza chiaro: per i fondi pensione non è certo un affare investire i contributi dei lavoratori in Atlante. Le ragioni? Punto primo: perchè non è coerente con “il principio della sana prudente gestione e perseguono l’interesse collettivo degli iscritti e dei beneficiari della prestazione pensionistica, coerentemente con il proprio profilo di rischio e con la struttura temporale delle passività detenute, in modo tale da assicurare l’equilibrio finanziario nonché la sicurezza, la redditività e la liquidabilità degli investimenti”, come recita il decreto. Ad oggi, chi investe in Atlante compie una scommessa sugli Npl del sistema bancario locale; chi lo ha fatto l’ha fatto obtorto collo, complice le “operazioni di sistema”, perché spinti – in parole semplici – da altre motivazioni e per partite do-ut-des di altra natura. Punto secondo: i fondi pensione investono sui mercati attraverso un mandato di gestione – al termine di un bando pubblico – affidata a Società di gestione del risparmio. Si tratta cioè di una gestione indiretta; se anche volessero investire in Atlante dovrebbero specificarlo in uno dei prossimi bandi. Peccato che quelli più ingenti – lanciati da Cometa (metalmeccanici) sono già partiti da qualche settimana. In futuro sarà in gioco poco; un’occasione perduta: se fosse arrivato in porto il progetto di due anni fa sul fondo dei fondi pensione oggi avremmo i primi investimenti realizzati; invece tutto si è bloccato quando invece di agevolare questi e altri investimenti, il governo ha innalzato i rendimenti sui rendimenti annui. Punto terzo: l'”universo investibile” dei fondi pensione italiani in attività liquide non finanziarie non può eccedere il 20% del patrimonio; lo dice il decreto 166/2014, recentemente entrato in vigore dopo 18 anni di gestazione (giusto per avere un’idea dei tempi). In ogni caso si prescrive al fondo un’attenta vigilanza sul controllo di rischio degli asset non liquidi che si sottoscrivono. Ma chi ha scritto questo decreto? Proprio il Ministero dell’Economia (in accordo con il Ministero del Lavoro), lo stesso che oggi spinge verso una partecipazione degli istituzionali ad iniziative in economia reale. Per le Casse il discorso è leggermente differente: non è escluso l’investimento diretto, ma viene indicata la formula del bando europeo: tempi tecnici, almeno 6 mesi. Messa così, non ci sono molti spazi per chi è chiamato a costruire un reddito previdenziale dei lavoratori allocare risorse in strumenti di soccorso finanziario. Cautela direbbe “mai dire mai” ma restiamo in attesa di quanto potrebbe essere persuasivi i promotori del Fondo Atlante. E se hanno strumenti per coinvolgere i fondi pensione in operazioni di sistema.